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Ipoacusia e Disturbi della Percezione Uditiva

Viviamo in un mondo di suoni, e la possibilità di apprezzarli e di comunicare avviene grazie al sistema uditivo.

L’udito è un sistema estremamente complesso, il primo dei cinque sensi a svilupparsi nel feto e a permettere il contatto con il mondo esterno. L’elemento fondamentale di questo sistema è l’orecchio, l’organo preposto nel sentire i suoni e nel dare loro un significato biologico e sociale.

L’orecchio riceve e converte i suoni in impulsi elettrici che vengono trasmessi attraverso il nervo acustico, al cervello, dove vengono analizzati ed interpretati.

Una qualsiasi alterazione anatomo – funzionale di una delle strutture interessate in questo complesso sistema porta con se un cambiamento della sensazione uditiva e quindi una alterazione del nostro rapporto con il mondo esterno.

L’ipoacusia, intesa come una riduzione più o meno grave della capacità uditiva, è la patologia che più di tutte coinvolge la qualità della vita in quanto compromette quella che è la funzione principale dell’udito, ovvero la comunicazione ed il rapporto dell’individuo con le persone che lo circondano.

L’ipoacusia può essere unilaterale (solo un orecchio ne è affetto) o bilaterale. Di entità lieve, media, grave e gravissima, gradazione che in genere si basa sul risultato dell’esame audiometrico.

La perdita completa unilaterale dell’udito è definita anacusia, quando invece la perdita totale e bilaterale si parla di cofosi.

Non tutte le sordità o ipoacusie sono della stessa natura, in fatti in base alla sede del danno, l’ipoacusia può essere classificata in:

  1. trasmissiva: espressione di una lesione a carico dell’apparato di trasmissione (orecchio esterno e/o medio). L’entità del deficit non supera mai i 60 dB.

  2. Neurosensoriale: espressione di un danno a carico dell’orecchio interno che può interessare le cellule cigliate e/o il nervo acustico (apparato di trasduzione). L’entità dell’ipoacusia può variare da lievi deficit a volte impercettibili sino alla perdita totale dell’udito.

  3. Mista: se vi è contemporanea sofferenza sia dell’apparato di trasmissione che del nervo acustico (solitamente in caso di patologia cronica dell’orecchio medio cui consegue una sofferenza secondaria dell’orecchio interno)

  4. Percettiva: espressione di una sofferenza delle vie uditive centrali distali, in questo caso il soggetto può percepire discretamente bene i toni presentati in audiometria tonale ma avere grosse difficoltà nell’integrazione verbale, risultando difficile o impossibile comprendere nitidamente il parlato.

L’ipoacusia trasmissiva è la tipologia di deficit uditivo più comunemente riscontrata in età pediatrica, ove vi è un elevata prevalenza di otite siero-mucosa.

Viceversa nell’età adulta vi è una prevalenza delle forme neurosensoriali, principalmente rappresentate dalla progressiva perdita di cellule sensoriali, spesso dovuta all’invecchiamento.

Disturbi uditivi quali ipoacusia, iperacusia, misofonia e disacusie in genere, possono quindi essere studiate attraverso esami diagnostici soggettivi ed obbiettivi, non invasivi.

L’ attenta anamnesi (ascolto del paziente e raccolta dei dati riguardanti i sintomi) che precede qualsiasi esame e le prove strumentali atte ad indagare il sistema uditivo nelle sue parti, sono quindi in grado di fornire i principi per un inquadramento corretto e puntuale del disturbo.

Bibliografia di riferimento

Audiometria clinica, Giordano-Albera-Beatrice, edizioni Minerva Medica

Audiologia e Foniatria, Albera-Schindler, edizioni edizioni Minerva Medica

Vestibologia Clinica corso teorico-pratico, Università degli Studi di Firenze

Vestibolometria clinica e strumentale, Claudio Vicini, quaderni monografici di aggiornamento.